Funerale ebraico

Anche il funerale ebraico segue delle pratiche specifiche per accompagnare il defunto verso l’estremo saluto. Quando un caro muore, sono i familiari più vicini a preoccuparsi delle prime incombenze: secondo la tradizione occorre deporre a terra il corpo, chiudere occhi e bocca per poi coprirlo con un lenzuolo. Il defunto non viene mai lasciato da solo fino alla sepoltura.

Per il rito funebre occorre contattare un rabbino, questo implica formule precise e letture religiose. Successivamente al rito, avviene l’inumazione: la tradizione ebraica ritiene che il corpo materiale ritorni alla terra d’origine, mentre l’anima a Dio. Per questo motivo sono vietate cremazione e imbalsamazione. Secondo la tradizione religiosa ebraica, lo Shivah rappresenta la prima fase del lutto. Dura sette giorni e lo scopo è quello di dare conforto alla famiglia del defunto, che non deve trattenere il dolore, ma, anzi, il pianto viene incoraggiato come strumento per sfogare il dolore.

funerale ebraico

Come funziona il lutto ebraico

Come anche in altre religioni, le pratiche inerenti al lutto differiscono a seconda delle confessioni, questo vale anche per i funerali ebraici. In alcune confessioni, i familiari non possono cambiarsi d’abito né lavarsi per il mese successivo alla morte. Il lutto, infatti, viene scandito, dopo lo Shivah, dalla tappa del primo mese e del dodicesimo mese che indica la fine del lutto. Secondo alcune tradizioni, poi, la lapide viene coperta e scoperto solo alla fine dell’anno.

Funerale Ebraico come si svolge

Un funerale ebraico, noto come “levayah” o “levayah shel met“, è un rituale che segue una serie di tradizioni e pratiche specifiche. Ad esempio, prima del funerale, il corpo viene preparato secondo un rituale chiamato “taharah“. Il corpo viene dunque lavato, purificato e vestito con abiti semplici di lino bianco. Questo processo è eseguito da un gruppo di volontari ebrei specializzati chiamati “chevra kadisha”.

Durante il periodo tra la morte e il funerale, il corpo viene accompagnato da uno “shomer”, una persona incaricata di vegliare sul defunto e recitare preghiere.

Se ti stai chiedendo “chi è lo shomer?” in modo più specifico, ecco a te la spiegazione. Lo “shomer” è una persona incaricata di vegliare sul corpo di un defunto durante il periodo tra la morte e il funerale.

Questa pratica risale a un’antica tradizione ebraica in cui si crede che lo spirito del defunto possa sentirsi sollevato e consolato dalla presenza di un accompagnatore.

L’incarico dello shomer è di mantenere una presenza costante vicino al corpo del defunto e recitare preghiere o salmi in suo onore. Questo compito può essere svolto da un familiare, un amico o un membro della comunità ebraica.

Continuando con il rito funebre ebraico, il corpo del deceduto viene posto in una bara ebraica chiamata “aron”, realizzata in legno e senza chiodi, per simboleggiare la parità di tutti gli ebrei davanti a Dio. I parenti stretti del defunto, come genitori, figli o coniugi, possono inoltre compiere un atto di lutto strappando un pezzo di vestiario vicino al cuore, gesto è chiamato “kriah”.

La processione funebre procede poi dal luogo della morte al cimitero, dove si tiene una cerimonia chiamata “hesped”, in cui parenti, amici o un rabbino pronunciano un elogio funebre con il quale vengono ricordate le virtù, le realizzazioni e le qualità del defunto.

Dopo l’hesped, la bara viene portata al luogo di sepoltura. Secondo l’ebraismo tradizionale, la sepoltura avviene il più presto possibile, di solito entro 24 ore dalla morte.

Terminato infine il funerale, i familiari del defunto osservano un periodo di lutto e recitano il “Kaddish”, una preghiera in memoria del defunto da recitare per 11 mesi per i genitori e per 30 giorni per altri gradi di parentela stretta.

Che cos’è la Shiva?

Nel contesto dell’ebraismo, la “shiva” è un termine che si riferisce a un periodo di lutto e di profondo dolore osservato dalla famiglia di un defunto. La parola “shiva” deriva dal termine ebraico che significa “sette”, poiché il periodo di shiva dura generalmente sette giorni.

Durante la shiva, i familiari del defunto si riuniscono per recitare preghiere, leggere le Scritture e condividere ricordi, seduti come vuole la tradizione su sedie basse o sgabelli, simboli di lutto. Durante questo periodo, le attività gioiose e festive sono generalmente evitate, e si osservano restrizioni riguardo alla cura personale come tagliarsi i capelli o indossare vestiti nuovi.

Chi sta nella sinagoga?

La sinagoga è il luogo di culto e di riunione della comunità ebraica. È il centro spirituale e sociale della comunità ebraica locale. Nella sinagoga, i fedeli si riuniscono per pregare, studiare la Torah e partecipare a cerimonie e celebrazioni religiose.

Nella sinagoga si trovano il rabbino, leader spirituale della comunità ebraica locale che si occupa di guidare le preghiere, insegnare la Torah e fornire supporto spirituale e consigli alla comunità, il chazan, persona incaricata di guidare e intonare le preghiere, un “minian”, gruppo di almeno dieci ebrei adulti per alcune preghiere comunitarie, e membri della comunità o visitatori.

Come si risponde ad un saluto shalom?

La risposta comune a un saluto “Shalom” in ebraico è anche “Shalom”. “Shalom” è una parola ebraica che significa “pace” e viene utilizzata come saluto comune tra gli ebrei. Quindi, se qualcuno ti saluta con “Shalom”, puoi semplicemente rispondere con “Shalom” a tua volta. Questo indica che stai desiderando pace e benessere alla persona che ti ha salutato.

Come ci si veste ad un funerale ebraico?

Durante un funerale ebraico è consigliabile vestirsi in modo sobrio, rispettoso e modesto, per onorare la sacralità dell’occasione e mostrare rispetto per il defunto e la famiglia in lutto. È consigliabile indossare abiti scuri e sobri, come il nero, il grigio scuro o il blu scuro. Inoltre è bene evitare abiti troppo attillati, trasparenti o che espongano eccessivamente la pelle.
Limita anche l’uso di gioielli vistosi o appariscenti.

Nelle tradizioni ebraiche più ortodosse, le donne possono essere invitate a coprire la testa con un velo o un cappello. Infine, scegli sempre scarpe pulite e discrete, evitando sandali o sneakers troppo casual.

Perché le pietre sulle tombe ebraiche?

La pratica di mettere pietre sulle tombe ebraiche al posto dei fiori ha radici antiche e diverse interpretazioni simboliche. Ecco alcune delle ragioni più comuni dietro questa tradizione:

  • Mettere una pietra sulla tomba è un segno tangibile che qualcuno è stato a visitare il luogo di sepoltura. Simboleggia l’onore e il rispetto per il defunto e mostra che la tomba non è stata dimenticata.
  • La pietra rappresenta un simbolo duraturo di ricordo. Poiché la pietra è un elemento naturale che resiste nel tempo, metterla sulla tomba è un modo di testimoniare la memoria e l’eredità del defunto.
  • L’atto di mettere una pietra sulla tomba è un gesto di partecipazione alla commemorazione del defunto e può offrire un senso di connessione con la persona scomparsa.
  • Nel contesto ebraico, le pietre non si degradano come i fiori, che possono appassire e morire. Pertanto, metterle sulla tomba è considerato un atto di rispetto che mostra un impegno a mantenere il luogo di sepoltura decoroso e intatto.
  • Ci sono alcune interpretazioni storiche che collegano la tradizione delle pietre alle origini del culto degli antichi israeliti. In passato, le persone usavano pietre per formare tumuli o montagne artificiali sulle tombe come segno di rispetto e per proteggere il corpo defunto.

Quanto dura in media un funerale?

La durata di un funerale ebraico può variare a seconda delle tradizioni locali, delle preferenze della famiglia e delle pratiche specifiche seguite. In generale, i funerali ebraici tendono ad essere relativamente brevi, con una durata di solito compresa tra 30 minuti e un’ora.

Anche la fase di sepoltura può richiedere un tempo relativamente breve, spesso non più di 10-15 minuti.

Cosa vuol dire mitzvah?

“Mitzvah” è una parola ebraica che significa “comando” o “precetto“. Nel contesto dell’ebraismo, un mitzvah si riferisce a un comandamento o a un’azione che è considerata un obbligo religioso o morale secondo la legge ebraica.

I mitzvot (plurale di mitzvah) costituiscono un insieme di precetti etici e rituali che sono descritti nella Torah, la legge ebraica, e nelle altre fonti. I mitzvot coprono una vasta gamma di temi e settori della vita, tra cui l’adorazione, la preghiera, la giustizia sociale, l’osservanza del sabato (Shabbat), la carità, l’onestà, la compassione, il rispetto per i genitori, l’osservanza delle festività ebraiche, il cibo kosher e molto altro ancora. Ci sono 613 mitzvot menzionate nella tradizione ebraica, suddivise tra i comandamenti positivi (mitzvot a fare) e quelli negativi (mitzvot a evitare).

Per gli ebrei, l’osservanza dei mitzvot è considerata una forma di adorazione a Dio e un modo per vivere una vita di santità e impegno religioso.

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